Mi chiamo Adnan Sharbaji, sono nato ad Aleppo in Siria 29 anni fa e da sette anni mi sono trasferito in Italia a Udine.
Ho studiato e mi sono laureato in ingegneria elettronica all’Univesità di Aleppo.
Attualmente ho ripreso gli studi universitari qui in Italia iscrivendomi e seguendo il corso di laurea in Lingue e Letterature Straniere a Udine.
I miei interessi sono rivolti principalmente nell’ambito della fotografia, con particolare attenzione alla fotografia di viaggio e al reportage.
Il primo di questi reportage l’ho effettuato nel 2014 con un viaggio nella Siria colpita della tragedia della guerra. Ho lavorato per varie associazioni di volontariato di aiuti alla Siria, fornendo loro il materiale fotografico che serviva alle loro attività.
Questa attività di ricerca sul campo oltre a permettermi una crescita del livello tecnico e sull’approfondimento del linguaggio fotografico mi ha richiesto un salto di qualità nell’approccio antropologico negli ambienti e nelle situazioni nuove nelle quali mi sono trovato. La mia attenzione si è rivolta soprattutto agli aspetti umani ed esistenziali, alle condizioni di vita delle persone.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
Ho iniziato a fotografare all’inizio della guerra in Siria, cinque anni fa inizialmente per documentare e registrare la tragedia umana e sociale della mia gente, in un momento terribile della sua storia. Dopo queste prime esperienze ho sentito la necessità di seguire varie corsi di fotografia. Ho così cominciato a capire che la fotografia è un linguaggio universale di comunicazione e di condivisione di esperienze e di emozioni. È soprattutto un potente strumento di conoscenza.
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Il mio genere attualmente è, come già detto principalmente il reportage e la street photography.
La tua giornata tipo?
Il mio tempo è quasi tutto impegnato in università, e riesco però a dedicare alla fotografia almeno due ore al giorno e un giorno intero almeno una volta alla settimana.
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
Una tra le tante foto a cui sono affezionato è lo sguardo di una bambina scappata della guerra e dalla sua casa distrutta dai bombardamenti, affamata e impaurita. Nella foto di quello sguardo leggo e capisco tutto lo smarrimento e la disperazione di un’innocente di fronte all’assurdità della vita che le è toccata.
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
La mia attrezzatura che porto sempre con me nella mia borsa è costituita da:
Nikon D700,
Nikon 50mm FX f/1.4,
Batteria EN-EL3e (per Nikon D700),
Tre schede CF,
Un hdd esterno per i backup,
Diversi caricabatterie e usb per i miei device,
Un registratore vocale (Olympus WS 830),
Un notebook Packard Bell PAV80,
Un cellulare Nokia 8310,
Liquido e foglietti per la pulizia delle lenti.
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
A breve vorrei aggiungere un Sigma 35mm Art f/1.4 e una Nikon V1.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
Vedo spesso Flickr e 500px e seguo alcuni blog come LENS del New York Times. Guardo spesso anche Magnum Photos, e vari siti che pubblicano foto scattate dai paesi in guerra.
Grazie Adnan!
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