Mi chiamo Alessandro Rota, sono un fotografo specializzato in reportage. Sono un membro del National Union of Journalists del Regno Unito, dopo aver frequentato un Master in Fotogiornalismo presso l’Università di Westminster a Londra nel 2011. Subito dopo sono stato selezionato per uno stage presso la NOOR, prestigiosa foto-agenzia di Amsterdam.
Nel 2011 e nel 2012 sono stato Assistente Docente presso la Facoltà di Design del Politecnico di Milano. Alterno periodi di viaggio (Somalia, Sud-Sudan, Libano, Turchia, Kenya, Indonesia, Zambia e Tanzania), ad incarichi commerciali qui in Italia. Ho pubblicato, tra gli altri, su Newsweek, Corriere della Sera, Der Spiegel, Monocle, Sportweek, Vanity Fair Italia, Le Figaro, Riders, gruppo La Repubblica/Espresso, il Sunday Times e il Financial Times.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
Ho iniziato quando ero studente di Disegno Industriale al Politecnico di Milano per un esame… è stato amore a prima vista. Mi è piaciuto fin da subito tenere in mano una macchina fotografica e poter raccontare così il mio sguardo sul mondo.
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Reportage e ritratto sono i meandri della fotografia che mi affascinano di più.
La tua giornata tipo?
Se non scatto mi sveglio abbastanza presto, colazione mentre leggo i giornali di cui almeno uno italiano ed uno estero e poi mi metto al computer a pianificare i prossimi viaggi o alla ricerca di storie interessanti e che valga la pena raccontare. Dedico molto tempo anche ad inviare partecipazioni a concorsi o grant. Sono un lupo solitario, non frequento molto circoli di fotografia e mostre/eventi. La mia routine prevede spesso chiacchierate su Skype con amici in giro per il mondo da cui spesso nascono idee di reportage. Poi leggo molti libri e riviste nelle pause tra i momenti di lavoro al computer.
Se scatto invece, dipende tutto dalle esigenze del cliente o dei soggetti: orari, attrezzatura aggiuntiva da trasportare, modalità di consegna, etc.
Quando sono in viaggio mi piace avere degli appuntamenti prestabiliti e concedermi lunghe passeggiate con la reflex in mano tra un appuntamento e l’altro per scoprire gli angoli segreti di ogni nuova città.
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
Non credo sia una delle fotografie più belle che ho scattato ma quei momenti mi rimarranno impressi per sempre.
Mi trovavo a Mogadiscio in Somalia, era febbraio 2015, e stavo lavorando embedded con l’Esercito Italiano. Fotografavo i ruderi di quel che resta dell’antica cattedrale, oggi utilizzata dagli sfollati della guerra perlopiù come latrina. Ad un certo punto sbuca dal nulla questa bambina che mi guarda con uno sguardo davvero penetrante, mi sono sentito vulnerabile di fronte ai suoi occhi nonostante avessi addirittura il giubbotto anti-proiettili addosso. Ci siamo scambiati un sorriso e quando istintivamente ho alzato la macchina fotografica per fotografarla lei si è coperta metà viso con un lembo dei suoi vestiti.
I nostri sguardi sono rimasti complici finché non si è dileguata tra i militari della mia scorta. Ripenso molto a quell’incontro fortuito, chissà dove si trova adesso e cosa sta vivendo a causa della guerra che dura da ormai oltre un decennio.
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
Nella mia borsa (Domke) tengo sempre una Nikon D4 con un 24/70mm f/2.8 ed un 50mm f/1.4 – Flash SB800 ed un pannello led, telefono satellitare, microfono unidirezionale per le interviste; a volte un disco di backup LaCie perchè sono abbastanza paranoico con la perdita dei dati. Ed infine uno stativo per flash/luce led… ah ecco non devo dimenticarmi l’agenda! Poi a volte tengo in borsa anche una Nikon D700 come backup (che ho utilizzato per scattare la foto della mia borsa) ed un iPad o un computer portatile ma dipende molto dalle tempistiche di consegna del lavoro.
Preferisco viaggiare il più leggero possibile.
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
Spesso vorrei dare via il tele, un 70-200, perché lo uso pochissimo e pesa troppo ma a volte mi sarei maledetto se non lo avessi avuto… per lo meno a casa o nel baule dell’auto se non proprio in borsa! Vorrei aggiungere al mio kit un set di “flashettoni” con generatore a batteria per allestire set ovunque senza rinunciare ad una potente dose di luce.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
Sicuramente LENS blog del New York Times.
Grazie Alessandro!
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