Andrea Boccalini è un fotografo italiano, insegnante per Leica Akademie Italia, conosciuto per i suoi lavori sul lavoro minorile e sullo sfruttamento delle risorse minerarie in Guatemala.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
Quando ho iniziato ero molto giovane, mio padre era un fotoamatore molto evoluto, ed in casa giravano macchine fotografiche e fotografi, ed il fine settimana spesso le gite erano o a meeting fotografici o per mostre. Poi a 18 anni ho avuto un tilt e ho mollato la fotografia per un decennio. Per una serie di ragioni con cui non voglio annoiarvi a 30 anni ho deciso che dovevo darmi la chance che potesse diventare il mio lavoro e decisi di deviare la mia carriera da giornalista.
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Principalmente Ritrattistica e reportage, che poi declino nei contesti in cui mi muovo che sono principalmente il sociale, l’ambiente musicale (soprattutto jazz) o commerciale.
La tua giornata tipo?
Sveglia comoda ma non tarda, caffè e sigaretta mentre guardo le prime pagine dei quotidiani soprattutto internazionali e poi, se non devo scattare, o faccio ricerche su progetti in cantiere o che potrebbero interessarmi, oppure mi dedico alla post se ho dei lavori da consegnare. Il proseguo della giornata è molto variabile, quando sono a Vienna mi piace molto se ho tempo girare per la città, a Roma invece passo molto del mio tempo nello studio/sede del collettivo ROAM che insieme a Tommaso Ausili e Carlo Gianferro abbiamo aperto di recente vicino a San Pietro.
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
Questo ritratto a Ornette Coleman. in cui il peso specifico della foto è soprattutto nell’aver saputo cogliere la causalità di un gesto inaspettato e che ha rappresentato un passo in avanti nella mia idea di ritrarre i protagonisti del jazz.
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
Un corpo macchina e una lente quando mi dedico alla street o al reportage, insieme ad un libro di racconti, quando sento che non riesco a più a guardare con sufficiente attenzione mi fermo ad un caffè o in un giardino (soprattutto a Vienna dove sono tenuti molto bene) mi leggo qualcosa e poi riprendo. Quando viaggio per realizzare le immagini di dischi o per spostamenti per periodi di tempo più lunghi invece due corpi macchina e tre obiettivi, un grandangolare senza esagerare (28 o 35mm) un 50 e un medio tele (90 mm), un paio di libri a portata di mano e le batterie.
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
Di aggiungere non lo so, di dare via sicuramente le centinaia di foglietti e cartacce che puntualmente metto nelle tasche.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
Il blog Lens del NYTimes.
Grazie Andrea!
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