Mi chiamo Dario Garofalo, sono nato in un paese della provincia di Prato, una città perfetta per chi ama fotografare, un mix di fabbriche tessili e costruzioni rurali. Oggi laboratorio a cielo aperto sul degrado, convivenze etniche e politica locale.
Vivo nel centro di Firenze, dove riesco a spostarmi con non troppe difficoltà in tutto il resto del Paese per lavoro, e a volte anche all’estero.
Ho iniziato nel 2002 con fotocamere di fortuna e modificando usa e getta per ottenere lunga esposizione e multiscatto.
Un fotografo notò i miei esperimenti e mi propose di collaborare, inventammo un workshop che si chiamava LOW FI CAMERAS con il quale girammo l’Italia.
In pochi anni iniziai a collaborare con aziende e riviste, mi piace molto il racconto fotografico, fare le riunioni con i clienti e i sopralluoghi, curare al massimo i miei lavori.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
Circa nel 2002, improvvisamente, trovando una fotocamera a pellicola e comprando dei rullini al supermarket.
Iniziai subito sperimentando e senza formazione visiva fotografica.
Un approccio naïf ma molto spontaneo, senza regole, libero.
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Mi piace tutto quello che risulta improbabile e in contrasto con la logica che fotografia consente di fermare. Non un genere preciso.
La tua giornata tipo?
Sempre in ritardo.
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
La più importante non saprei, quella a cui tengo di più i due gemelli con le pale eoliche sullo sfondo.
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
Una Nikon D700 che adoro, una Fuji GW690 II, una Nikon D3s, una Minox 35 GT che non trovo più.
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
La Nikon D3s via, una fotocamera più leggera in cambio.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
Non saprei, forse www.dariogarofalo.com
Grazie Dario!
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