Mi chiamo Davide De Martis, sono nato nel 1979.
La mia fotografia da sempre mette al centro le persone e le loro storie. Cucendo nel breve lasso di tempo di uno scatto un rapporto di complicità e a tratti di intimità, accompagno i miei soggetti a concedersi per me nella loro celata identità e introspezione psicologica raggiungendo il must della mia poetica visuale.
Un percorso fotografico maturato dalle precedenti esperienze lavorative anche nei paesi del terzo mondo approfondite con il diploma in Fotografia all’Istituto Europeo di Design di Torino.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
Il ricordo più remoto che ho di me con in mano una macchina fotografica risale ai miei 10 anni, quando fotografai mia sorella in una giornata di sole nel balcone di casa.
Il motivo che più mi spingeva verso la fotografia era la sua potere magico di fermare il tempo, di congelare un momento per sempre, è una cosa potentissima se ci pensi. Da bambino sfogliavo gli album di famiglia con avida frequenza e crescendo mi sono reso conto che le fotografie documentavano la mia crescita fino ad una certa età, poi il vuoto per anni. Questo mi ha sempre reso parecchio triste e con il passare degli anni ho deciso di voler diventare la persona che regalava memorie agli altri, un modo come un altro per essere felici facendo felici gli altri.
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Mi piace dire che sono un ritrattista, anzi diciamo che mi reputo più un collezionista di ritratti, come se negli anni stessi componendo una grande raccolta di figurine, le conservo dentro una serie di album. Qualche serie ha un nome, un anno di inizio ed un anno di fine, molte altre invece hanno solo una data di inizio.
La tua giornata tipo?
Non ho mai perso il vizio di riguardare foto, quindi passo sempre una parte della giornata sul mio archivio, a cercare perle nascoste. Un’altra parte della giornata invece è dedicata al futuro, a cosa o dove mi porterà la fotografia. La parte più grande è legata invece al presente: editing/postproduzione/promozione attraverso i social etc etc.
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
Ma potrei sicuramente allegare la foto di cui parlavo nella prima domanda. Ero solo un bambino molto curioso e di fotografia sapevo poco e niente, mi affascinava tantissimo quello strumento ed il suo straordinario potere. Volevo imparare ad usarlo ma nessuno a casa aveva il tempo per insegnarmi quindi ricordo che andai dal fotografo del paese a chiedere aiuto. A sua volta non aveva tempo da perdere con me, prese la reflex di nonno mise la ghiera dei diaframmi su 8 e quella dei tempi su 125 e mi disse: “Tienila sempre così se c’è il sole!!”. Potete immaginare quante foto potevano essere ben esposte. Ecco questa è una delle rare foto ben esposte e la condivido con voi perché è il mio primo ritratto che abbia mai scattato.
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
Poche cose, un corpo macchina di piccolo formato con il 35mm fisso, i miei trigger, il flash portatile e il mio inseparabile ombrello, importantissimo per i miei ritratti, per tutto il resto un iPhone.
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
Farò un update sui corpi macchina ma sono anche molto tentato da una compatta mirrorless con 35mm fisso, ci farò un pensiero per quest’estate.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
Ci sono diversi contenitori interessanti per ogni settore della fotografia ma uno su tutti li raggruppa ultimamente, in effetti è proprio quello che frequento di più ovvero Instagram.
Grazie Davide De Martis!
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