Domenico Ruggiero nasce a Taranto (Italia) nel 1970.
Dal 1990 al 1992 frequenta il corso di fotografia professionale dello IED (Istituto Europeo di Design) a Milano.
Dal 1993 al 1996 è Responsabile tecnico dell’Istituto Italiano di Fotografia. Dal 1996 al 2001 si occupa esclusivamente della professione collaborando con varie agenzie di pubblicità realizzando campagne e cataloghi.
Dal 2001 abbandona l’attività commerciale per sviluppare il lato espressivo e filosofico del mezzo fotografico.
Torna a lavorare all’Istituto Italiano di Fotografia come direttore tecnico, insegnante di ritratto e linguaggio fotografico e cura tutte le esposizioni organizzate dell’Istituto in vari spazi espositivi italiani e internazionali. Collabora come photo editor della rivista Stile.
Dal 2006 al 2012 si trasferisce in Grecia per occuparsi esclusivamente della sua ricerca personale e approfondire gli aspetti spirituali e identitari dei suoi percorsi di indagine.
Nel 2012, con un bagaglio esperienzale, artistico ed emotivo rinnovato, torna a Milano, dove continua a seguire come consulente le ricerche di vari fotografi. E diventa responsabile della DiVision Lab fotografia e filosofia di Arteprima.
Crede nel mezzo fotografico come uno strumento fondamentale di evoluzione sana e duratura per la comunicazione di valori, conoscenze, visioni contemporanee e previsioni necessarie a rompere pensieri e schemi precostituiti per ricercare, invece, vera utilità per l’uomo del presente.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
Ho iniziato a fotografare da adolescente. Forse era già latente in me quella sorta di ossessione per il tempo. Quel falso mito che ci illude di possedere o di perdere ciò che riteniamo importante. Era romantico far propri ed unici quei momenti di vita che sapevo già di star perdendo per sempre, un po’ come diceva un artista in un film degli anni ’80: “E’ quell’attimo che ti appartiene e che è già passato”.
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Da quando ho abbandonato la fotografia commerciale non ci ho più pensato. Lavoro molto su me stesso per rendermi consapevole dei miei contenuti, studio molto i miei ambiti di indagine e cerco di ottenere dei risultati che siano il più possibile autentici e consoni alle mie visioni, al mio immaginario ed al mio modo di stare nella vita.
La tua giornata tipo?
Ultimamente penso alla mia nuova attività imprenditoriale. Per il resto, mi barcameno tra i tanti libri aperti contemporaneamente. Cerco risposte ed approfondimenti sulle mie tematiche ed ogni tanto prendo fiato uscendo con la macchina fotografica, meditazione pura.
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
Questa è difficile ma ci sono delle immagini che probabilmente segnano un punto di svolta nella tua visione, nella tua carriera o nella tua vita, quindi sceglierò l’ immagine di quello che per me è il sorriso più bello del mondo e che sicuramente, da poco, sta ampliando le mie visioni, costruendo con me nuovi orizzonti e immaginando con me una nuova vita.
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
A parte che il metodo per avere una borsa dedicata alla fotografia che sia comoda e funzionale lo trovo ancora un mistero. Comunque nella mia borsa c’è la macchina digitale del momento adesso è una Sony A7 II, una RX100 ed una compatta analogica, Contax T3, una grande analogica. Poi ci sono sempre un paio di libri, quaderno per appunti, penna, matita ed una buona dose di disordine.
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
Spero di non aggiungere proprio niente anzi di avere la possibilità di girare solo con un corpo ed un’ottica e di lasciare la borsa a casa.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
Nessuno in particolare mi interessa più leggere di cinema, i miei punti di riferimento sono stati certi registi o scrittori, quasi mai dei fotografi
Grazie Domenico!