Ciao mi chiamo Giacomo Favilla, ho 33 anni e sono un fotografo e regista. Lavoro principalmente su Milano e Roma, con commissioni spesso all’estero. Al momento sono stato in circa 23 nazioni del mondo.
Spostarmi, scoprire, è ovviamente la parte del lavoro che mi entusiasma di più. Sono molto curioso.
Le esperienze fotografiche che più mi hanno segnato? Lavorare per Fendi ed altri grandi brand, realizzare un documentario sull’Arte Contemporanea proiettato al PAC di Milano, le mostre a Londra dei miei progetti fotografici, le collaborazioni con altri artisti indipendenti per dare vita alle immagini che ho in mente.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
Ho iniziato per gioco all’età di 10 anni con una Polaroid 600 color Giallo che ho ancora. Mi era stata regalata per il compleanno e ricordo che la usai istintivamente per fotografare gli altri regali che avevo ricevuto dagli amici, ed il mio cane.
Poi la riscoperta della fotografia intorno ai 18 anni grazie ad una reflex in pellicola ritrovata in cantina e all’avvento delle prime digitali. Perché ho iniziato a fotografare? La spinta in partenza era data dalla voglia di nuovi stimoli visivi.
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Mi sono focalizzato su un genere di ritratto “introspettivo”, così lo definirei. Difficilmente si vedono i volti delle persone, sono quasi sempre nascosti (da qui una pubblicazione dei miei progetti chiamata “Hidden Portraits”). Il mio è un lavoro sull’identità, sull’ascolto interiore che deriva proprio dall’indossare una maschera che copre la vista. Il buio aiuta a guardarsi dentro ed a liberarsi dal timore del giudizio altrui.
La tua giornata tipo?
Difficile trovare uno schema fisso, proprio per la natura del lavoro che svolgiamo noi fotografi. Sempre nuovi spostamenti da compiere e nuove persone da conoscere, ci troviamo in luoghi mai conosciuti prima. Inoltre io cambio la mia città base molto spesso, quasi ogni anno. La routine non fa per me.
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
Quella in cui mi identifico di più è questo ritratto della serie One of Us, realizzato in collaborazione con Francesca Lombardi che ha creato la maschera origami. Si tratta di un solo grande foglio di carta piegato fino ad ottenere il risultato desiderato. Ogni maschera di questo progetto rappresenta un animale. La nostra intenzione è infatti quella di mettere sullo stesso piano l’essere umano e quello animale.
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
Quando sono in viaggio utilizzo le Fujifilm X100T ed xPro. Durante la mia carriera ho provato tutti i brand, ma trovo che Fuji abbia la miglior resa sui colori. Inoltre mi piace la filosofia con cui sono realizzati i corpi macchina, bellissimi a vedersi e con un approccio classico per la gestione di tempi e diaframmi.
Per lavoro invece dipende dal cliente e dal tipo di ripresa da svolgere. In ambito video mi rivolgo ai prodotti Sony mentre in ambito fotografico prediligo Nikon a Canon.
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
Probabilmente aggiungerò il kit della serie Neptune Art Lens della Lomography con cui ho avuto modo di lavorare proprio su loro commissione.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
In particolare seguo il sito (e canali social) di Martin Parr e Bruce Gilden, due fotografi che stimo molto.
Grazie Giacomo!
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