Mi chiamo Marcello Perino, sono nato nel 1974, lavoro nel settore informatico, risiedo e lavoro a Roma anche se sono sardo di nascita. Le mie esperienze fotografiche sono sempre e solo scaturite dalla sana curiosità dell’amatore. A parer mio la condizione migliore per un fotografo, in quanto nasce da un naturale desiderio di conoscere e capire il mondo circostante lontano dalle logiche di business che invece un fotografo professionista è spesso costretto a seguire.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
Scatto da diverso tempo e, come ho detto inizialmente, lo faccio essenzialmente perché mi sprona a viaggiare, curiosare, vedere le cose di tutti i giorni con occhi diversi. Questo mi aiuta a capire un po’ di più il mondo che mi circonda. La fotografia, infatti, ti obbliga a riflettere, a leggere le immagini che hai di fronte, con la macchina fotografica non sei più un turista passivo che si ferma in una boutique a comprare un souvenir da portare a casa come ricordo della vacanza, ma è la foto stessa che diventa il souvenir e che ti permette, guardandola, di rivivere quella situazione. In un certo senso la fotografia è una forma d’arte terapeutica per me: quando ho bisogno di evadere, di smettere di ascoltare il banale chiacchiericcio di tutti i giorni, afferro la fotocamera e mi sforzo di perdermi alla ricerca di situazioni e volti nuovi da fotografare.
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Principalmente sono tre: fotografia di viaggio, documentaria e la fotografia di strada. Credo che in tutti e tre i generi sia “la strada” il comune denominatore, quel luogo universale teatro di infinite piccole e grandi storie che caratterizzano la quotidianità della vita.
La tua giornata tipo?
Quando viaggio, la mia giornata tipo è scandita principalmente dalla ricerca di dettagli, volti e situazioni che in qualche modo colpiscono la mia curiosità e che ritengo fotograficamente interessanti. Se ho invece in mente un progetto, allora la dedico a seguire i soggetti che intendo fotografare. La mia quotidianità, invece, è fatta di ore passate in macchina nel traffico di Roma per raggiungere gli hotel che frequento per lavoro.
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
Mi sono passate tante immagini per la mente mentre pensavo a una fotografia da raccontare, però alla fine ho scelto quella titolata “Playing and praying while waiting for the end of the world”. Sicuramente non la più bella, anzi forse una tra le più banali se per me non avesse un significato: è una foto scattata nel 2011 a San Sebastian (Spagna), ritrae un homeless (l’unico che ho fotografato in tutta la mia vita) mentre passa davanti a un suonatore di strada, le braccia rivolte al cielo, in una mano un mozzicone di sigaretta, nell’altra una videocassetta con le immagini di santi e la scritta “Jesus”, lo sguardo rivolto verso il basso, rassegnato. Quando la riguardo ci trovo un mucchio di imperfezioni, probabilmente non la rifarei così anche perché non avrei quel tipo di obiettivo (si trattava di un 18-135). Ormai, infatti, utilizzo un’ottica fissa 28 mm specie per la fotografia di strada, e non mi piace nemmeno il taglio che gli ho dato, però quella foto (chissà poi perché), mi fa venire in mente il “Titanic”: i malcapitati, rassegnati al loro crudele destino, fumavano e pregavano mentre la banda continuava a suonare e il Titanic affondava inesorabilmente ponendo fine al loro mondo. Ecco perché sono attratto dalla fotografia: le foto, guardandole, hanno il potere di scaturire una emozione sulla base della storia che ognuno ci costruisce sopra.
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
Dipende dal tipo di fotografia che decido di praticare: quando pratico solo la street in qualche città europea, utilizzo una piccola borsa con dentro la mia Fuji X100T con su la lente di conversione che mi permette di convertire la lente da 23 mm a 19 mm (28 mm, con formato 35 mm equivalente), qualche batteria di scorta, il
carica batterie, un panno per pulire la lente, una cuffietta di plastica per ripararla in caso di pioggia leggera. Quando invece faccio viaggi più lunghi, porto con me la mia Canon 5D MIII con obiettivo Canon EF 24-70 f/2.8 II USM, qualche batteria di scorta, il carica batterie, la cinghia “Black Rapid Yeti Slim Dual” e il cavalletto “Joby GorillaPod SLR-Zoom”.
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
Niente, per il momento è il mio corredo ideale anche se ogni tanto penso all’obiettivo EF 16-35 mm f/2.8 L III USM.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
Con salutare parsimonia Facebook, il resto lo trascorro qui e lì alla ricerca di contenuti interessanti e stimoli nuovi.
Grazie Marcello!