Sono Marco Varoli, classe 1983.
Sono un fotografo di food e still life. Ultimamente sto lavorando anche nel campo dei ritratti e, generalmente, con tutto ciò che attira la mia attenzione o che ne vale la pena. Sono nato in provincia di Varese ed ora vivo e lavoro a Milano, presso Oak Seed Studio, che ho fondato nel 2015 con un altro fotografo.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
La mia passione per la fotografia è iniziata con lo sport che io stesso ho praticato, lo snowboard. E’ in quest’ambito che ho cominciato a fare fotografie e che sono nate le mie prime collaborazioni con riviste, marchi e scuole di snowboard. Nel 2012 le cose hanno iniziato a farsi serie quando sono stato selezionato per un Master di Fotografia presso l’Istituto Europeo del Design ( IED ) dove ho concentrato la mia attenzione sulla food photography e sullo still life, attratto dall’uso molto specifico delle luci e dei set. Mi sentivo ispirato dalla bellezza del cibo, dalla sua forza di trasmettere storie su persone, luoghi e culture. Il mio stile è definito da ambientazioni essenziali, composizioni pulite, l’esaltazione delle textures e dei cromatismi offerti dai soggetti. Fare il fotografo per me è una sfida con me stesso, che continua ogni giorno, ad ogni diverso lavoro. Consapevole che non tutti riescono a trasformare la propria passione in un lavoro mi impegno costantemente per farmi conoscere e far arrivare le mie fotografie lontano. Soprattutto attraverso i miei viaggi.
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Come genere fotografo food e still life, qualcosa di advertising e ritratto ma sempre relativo al mondo food e still life.
La tua giornata tipo?
Non amo le regole, la staticità e le definizioni, quindi va da sé che ogni mia giornata è diversa dall’altra – comunque se posso prima delle 11.00 non esisto per nessuno!-. Il mio lavoro non ha “giornate tipo”, dipende molto da che lavori sto seguendo. Posso essere chiuso in studio per giorni per degli shooting o post produzioni, come in giro per cucine a creare set dal nulla per gli chef e le loro creazioni. Da qualche anno ho iniziato a viaggiare per seguire dei lavori in tutta Italia e anche all’estero. La mia meta preferita è Parigi: fonte d’ispirazione e divertimento.
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
Valgono i selfie con gli amici? A parte gli scherzi, ogni fotografia che faccio, in quel momento e per quello scopo, è importante per la mia carriera. Guardo con spirito critico i miei primi lavori e cerco sempre di migliorare e superarmi. Quindi direi che la più importante è sempre quella che farò domani, perché sarà arricchita dalle mie esperienze e da nuove competenze. Nella fotografia, come nelle altre arti, la ricerca di nuovi confini è fondamentale.
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
Essendo spesso in giro cerco di portarmi dietro il più possibile, non si sa mai. Ad esempio la mia Nikon D600, un paio di torce quadra, un 20mm, un 50 1.4, un 85 tilt shift (la mia ottica preferita), un paio di griglie e, ovviamente, la mia inseparabile tavoletta grafica Wacom Intuos 5M.
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
Più che aggiungere dovrei alleggerirla, alle volte mi servirebbe un assistente!.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
Principalmente Behance, Fstoppers, Lürzer’s Archive e siti di altri fotografi per vedere cosa c’è di nuovo in giro.
Grazie Marco!
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