Massimo Mastrorillo è da anni impegnato nel documentare le conseguenze di guerre e disastri naturali e ambientali sulla società. Convinto del forte potere evocativo della fotografia è sempre alla ricerca di nuovi linguaggi che forniscano spunti di riflessione e punti di vista differenti. Ha vinto numerosi premi internazionali tra cui il World Press Photo, il Picture of the Year International, il Lucie Award e il PDN annual.
Sta attualmente lavorando a “The Sea is Us”, un progetto di documentazione sui beni sequestrati alle Mafie in Italia. Il suo prossimo libro “Aliqual”, frutto di sei anni di lavoro (dal giorno del terremoto ad oggi) all’Aquila, verrà stampato nel corso del 2015.
È docente di fotografia presso la Leica Akademie e la Scuola Romana di Fotografia. È Leica Ambassador.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
Mi sono avvicinato alla fotografia grazie ad alcuni amici che stavano cercando di trasformare la loro passione in una professione. All’epoca studiavo all’università e mi iscrissi ad un corso di fotografia all’Istituto Europeo di Design. Dopo poco tempo ho intrapreso la carriera di fotografo.
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Direi la Fotografia Documentaria ad ampio spettro, fuori da qualunque ortodossia di linguaggio, al contrario, con un grande interesse per le contaminazioni.
La tua giornata tipo?
Insegno spesso e sono impegnato nel programmare e organizzare i miei progetti. Negli ultimi anni mi sono dedicato anche all’art direction e alla curatela di progetti di altri autori. Ho da poco creato, insieme ad altri colleghi, una factory romana, D.O.O.R., a cui sto dedicando molte energie. Non ho mai scattato molto. In genere fotografo per brevi periodi ma in maniera molto consapevole e chirurgica.
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
Non credo che esista, per un fotografo come me, una fotografia più importante di altre. Di sicuro l’immagine con cui ho vinto il WPP è stata importante non tanto per il premio in sé, quanto piuttosto perché mi ha confermato che si può documentare in maniera diversa, usando più la metafora che l’evidenza.
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
Cerco di muovermi con meno attrezzatura possibile. Ultimamente utilizzo molto un medio tele per cui sono costretto a portarmi uno zoom 28-70 con il corpo macchina che, dal mio punto di vista, sono decisamente ingombranti. Di solito utilizzo solo un piccolo corpo come la mia Leica M e due o tre ottiche fisse.
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
Un corpo macchina per girare dei buoni video e gli accessori necessari. Ho molta attrezzatura analogica che non intendo vendere perché spero di poterla riutilizzare presto per qualche progetto e perché ha ben poco valore commerciale.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
Ne vedo molti, per lo più blog che si occupano di fotografia o di libri fotografici. Sicuramente American Suburb X è uno dei più interessanti.
Grazie Massimo!
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