Massimo Scognamiglio, ho 46 anni, sono Artista, fotografo, scrittore, sono riconosciuto come un pioniere del digital italiano per aver fondato, nel 1996, Xmedia una delle prime Internet company italiane. Vivo a Roma e lavoro tra Roma e Parigi.
Da oltre venti anni ricopro ruoli di direzione creativa in agenzie di comunicazione digitale.
Ho passato tre anni in California, poi mi sono trasferito a Parigi dove ho dipinto, fotografato e progettato performance d’arte e di fotografia d’arte.
Dicono che sia un vulcanico creatore di immagini, cerco di non essere mai fermo alle convenzioni e ho sempre uno strumento di “pittura” analogico o digitale tra le mani, sia esso il pennello, un dispositivo touch, il computer, la macchina fotografica.
Sono fondatore di The Magazine of Everything una rivista a cadenza mensile che fa del linguaggio visivo e del “montaggio analogico” delle immagini la sua vocazione principale.
Con il mio Studio, fondato con il mio socio, Dario Cioni, regista cinematografico e di commercial (tra le sue ultime regie, segnalo quella dell’Amaro Lucano, co-firmata con la costumista quattro premi Oscar Milena Canonero), seguiamo il cliente dalla generazione dell’idea alla produzione degli scatti fotografici, di mini film o di spot.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
Sono nato con la macchina fotografica in mano, una vecchia telemetro russa del nonno, ho poi studiato cinema al liceo. Dalla direzione creativa nelle più grandi agenzie di digital communication italiane, ho visto nella fotografia il completamento naturale del mio percorso di comunicatore. Un momento di consapevolezza profonda e allo stesso tempo di verginità dello sguardo. Tutto, attraverso la fotografia, mi sembra sempre nuovo, poetico, innovativo, straordinario, racchiuso nel momento decisivo dello scatto e con esso compenetrato.
I sentieri della comunicazione sono sempre stati “incrociati”, la grande amalgama è l’idea, il concetto, ciò che esiste dietro ad ogni immagine, commercial, esperienza digitale.
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Fashion photography
In un mondo nel quale i “generi” sono sempre più sfumati nell’estetica e nella tecnica, dicono che sia capace di fotografare una modella o uno sconosciuto per strada con la stessa velocità, poesia, ispirazione, intensità e attenzione. Attraverso un’estetica cruda, diretta, geometrica ma piena di passione, nelle mie fotografie si legge il racconto intimo di abiti, di donne, di corpi. Un’immersione nei rituali del glamour e della fashion photography, rituali capaci di creare un mondo assolutamente e profondamente evocativo di tendenze culturali che magari toccheranno le masse almeno sei mesi o un anno dopo. Il fotografo, gli art director, gli stylist, i make up artist, ma anche le sarte e gli assistenti sembrano maghi che giocano con la sfera di cristallo, non per predire il futuro ma decisamente per inventarlo.
Foto d’arte
Fin dagli anni della mia prima formazione l’immagine tout court è stata al centro della mia vita: digitale, pellicola ma anche pittura acrilica ed arte concettuale. Per questo motivo ho sempre affiancato progetti su commissione a progetti d’arte. La fotografia sia digitale che analogica è uno strumento straordinario di contatto con la propria anima, attraverso i riflessi e le dinamiche della luce. Il mio ultimo progetto artistico l’ho denominato “rebirth”. Scatti nei cinque continenti di persone “come se fossero morte o cadute in trance”, ritratte un attimo prima che si risveglino per compiere imprese straordinarie: una rinascita dei valori e delle aspirazioni più grandi. Un progetto con un messaggio estremamente positivo dietro immagini stranianti.
Ritratto
La fotografia si fa in due, soggetto e fotografo sono sullo stesso palcoscenico: una danza intorno e con il personaggio. Io prediligo la luce naturale ed il flash montato sulla macchina, o in studio mi piace “sporcare” gli schemi classici con luci intruse, colorate, “sbagliate”. La bellezza della figura che ritraggo è espressa non solo dalla sua perfezione quanto dall’essere nella parte della storia che andiamo a raccontare, e dalla fiducia e complicità che si riesce a instaurare.
E ovviamente il mio studio estende le sue competenze ai commercial e ai mini film di ogni genere.
La tua giornata tipo?
Ricerca, ricerca, ricerca. Il mio lavoro nel mondo della comunicazione (in tutte le sue espressioni, dalla direzione creativa alla direzione della comunicazione, dalla creazione di progetti artistici alla fotografia commerciale) ha cercato sempre una costante: non avere costanti. Non avere giornate tipo. Fino ad oggi ci sono riuscito per il bene dei miei clienti e per il mio bene.
Ovviamente poi tanta ricerca finisce sempre su un tavolo dove si “mischiano” e dove nascono le idee.
Lo studio lavora con professionisti amici, o meglio “amici professionisti”, in tutto il mondo, le più strette collaborazioni sono con New York e Parigi. Questo che le mie “giornate tipo” siano molto lunghe tra fusi orari diversi e pensieri e idee che escono in un qualsiasi momento, di notte e di giorno.
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
Si dice sempre l’ultima, in realtà sono due foto di qualche mese fa, una polaroid ed uno scatto digitale con il 16mm canon, campagna realizzata il noto brand di borse De Couture. Raccontano perfettamente il mio stile: mistero, deformazione del mondo e delle persone in chiave poetica e surreale ma mai sulfurea o eterea. Quelle due foto raccontano bene la mia poetica.
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
Dentro la mia borsa convivono tre mondi, tre modi di osservare e raccontare il mondo.
L’istantaneo, la pellicola e il digitale.
Ho quindi poi sei macchine fotografiche che uso quasi sempre contemporaneamente (per cogliere aspetti diversi all’interno di uno stesso progetto):
Una meravigliosa Polaroid Land Camera 250 che utilizzo con le tre pellicole oggi esistenti Fujifilm fp 3000b, fp 100c ed fp100c Silk. Con la Land 250 devo utilizzare dei flash vintage che compro online, è veramente emozionante “bruciare una lampada” ad ogni scatto. Ti da il senso dell’attimo decisivo da cogliere ad ogni costo.
Utilizzo poi una più “comune” Polaroid 600 che utilizzo con le pellicole Impossibile e quando posso con alcune pellicole scadute Polaroid 600. Arrivando poi alla pellicola non istantanea utilizzo una vecchia e adorata Mamiya 645 con tre ottiche (80mm f/2.8 – 210mm f:1.4 – 55mm f/2.8) che uso con pellicola bianco e nero 120 Ilford ed un’altrettanto vecchia ed altrettanto adorata Rollei T, anche qui con pellicola generalmente in bianco e nero Ilford. Nella foto in pellicola utilizzo l’esposimetro Sekonic SE l-300 S Flashmate, piccolo, poco costoso e versatile.
Nel digital utilizzo due macchine, una splendida e bistrattatissima Leica X Vario, un piccolo gioiello per nulla amato per via delle lenti poco veloci, ma con una grana dal sapore fotografico che si fa perdonare tutto. La utilizzo in strada o durante gli eventi usando il piccolo flash incorporato alla minima distanza di messa a fuoco per creare ritratti che per me sono dei piccoli omaggi al Maestro Bruce Gilden.
Last but not least, il classico, la macchina “perfetta” nella sua versatilità, Canon 5d Mark III, adoro perché sposa benissimo la mia poetica l’obiettivo EF 16-35 f/2.8L II USM, e poi gli obiettivi EF 70-200 f/2.8 USM, EF 50mm f/1.8 II, ed infine EF 24mm f/2.8 IS USM.
Ho poi un’impugnatura Vertax, molto comoda per gli scatti verticali.
Ho poi un kit di flash Bowens, due 500watt e uno della DynaSun CD1000, da 1000watt raffreddati, un kit di tre led light (900 led ognuno) della Yongnuo, due flash Nissin e relativi telecomandi.
Schede Eyefi Mobi Pro 32GB WiFi SDHD Card, Lexar SDXC, 1000x da 128gb.
Riflettori bianchi, oro, argento e neri di varie marche, una decina di batterie per la canon.
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
Una Leica Q e guardo con grande attenzione la splendida Leica SL, l’ho provata e sembra splendida (tanto da tradire Canon? Chissà!).
Ma in realtà è più l’ingordigia della passione per la fotografia che ti fa sempre pensare a nuove macchine. Sono i contenuti, le idee, i commercial o gli scatti finali che fanno la differenza. Non una nuova macchina fotografica o un flash più potente.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
Tutti ma soprattutto non guardo solo magazine di fotografia, la fotografia si fa con la testa, la cultura, il cervello, lo stomaco, i piedi (quanto bisogna camminare!), le mani e solo alla fine con gli occhi, quindi ogni rivista ogni stimolo che viene dall’esterno influisce sul risultato finale di un’operazione mentale come uno scatto fotografico.
Tutto il web è un grande vulcano di idee, ci si può scottare, ci si può confondere, la creatività oggi è difficile se non ha la capacità di distillare. Nel nostro Studio la chiamiamo Digital Curation, come curatori d’arte, indaghiamo il web, mettiamo pezzi insieme, creiamo senso.
Questa è la creatività del 2020. E noi ci siamo.
Grazie Massimo!
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