Ciao, mi chiamo Michela Palermo, ho 34 anni, sono una fotografa. Vivo a Napoli, spesso ma non sempre. Lavoro soprattutto in Italia per magazines italiani e non, e per i miei progetti personali mi concentro sopratutto sull’analisi del territorio italiano. Mi appassiona particolarmente tutto quello che ruota intorno al libro fotografico: colleziono zines, ne produco alcune mie, ho collaborato a diversi progetti di libro fotografico, e nel 2014 ho curato edit e design per Dreaming Leone, un libro fotografico sul mito del western all’italiana di Alvaro Deprit.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
…probabilmente durante i miei studi universitari di Scienze Politiche, a Bologna. Frequentavo un collettivo e insieme gestivamo la camera oscura. Prima di arrivare alla fotografia come strumento di narrazione ne passato altro di tempo. Il perché credo sia rimasto lo stesso: mi interessa raccontare storie.
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Mi interessa la fotografia documentaria.
La tua giornata tipo?
Dipende dalla città dove mi trovo e dalle scadenze che ho da gestire. Mi piace fare colazione, e poi lavoro – che sia sul tavolo di lavoro per editing, con la macchina fotografica per scattare, in Skype per organizzare qualcosa, al computer per fare ricerca.
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
È l’immagine di un lago, lago Laceno, a pochi km da dove sono cresciuta.
Fa parte della serie My Broken World, un’indagine visiva che ho svolto a 30 anni dal sisma del 1980 in Irpinia.
Dopo il terremoto, le acque del lago sono andate disperse, e il paesaggio è radicalmente cambiato.
È la fotografia a cui tengo di più perché racconta un pezzo della mia terra e un pezzo di me, e quel giorno a scattare con me c’era mio padre.
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
Tantissime cose, soprattutto quando viaggio e la uso come zaino.
La mia attrezzatura cambia a seconda del lavoro che devo realizzare.
Se scatto per dei progetti editoriali, la mia macchina digitale, due lenti fisse e un quaderno per gli appunti. Se è per i miei progetti personali uso il medio formato. Porto sempre con me le mie macchine compatte a pellicola, le uso per prendere appunti. Nell’immagine qui c’è anche il mio astuccio con degli strumenti per costruire delle maquettes di libri: mi piace stampare le foto su fogli A4 e rilegarle insieme, anche se poi butto tutto via.
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
Un grande formato, 4×5. E per adesso tengo tutto: quello che ho mi serve per essere il più possibile flessibile.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
ASX.
Grazie Michela!
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