Michele Amoruso, classe 1985.
Vivo a Postiglione, in Provincia di Salerno.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
Sono un fotoreporter freelance con pubblicazioni sui maggiori quotidiani e magazine nazionali ed internazionali.
Ho iniziato, più di un decennio fa, raccontando il mondo della fede e delle feste patronali.
La fotografia è sempre stata di casa, mio padre per tantissimi anni è stato quello che oggi definiremmo un “amatore evoluto”, l’avvicinamento vero, però, è avvenuto grazie al parroco del mio paese che mi ha prestato la sua reflex digitale, permettendomi di sostituire le compatte e le analogiche di casa.
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Oggi mi occupo di fotografia sociale e storie legate.
Da due anni, infatti, seguo soprattutto la questione dei migranti, documentandola sulla rotta balcanica presso i confini serbo-croato e greco-macedone.
La tua giornata tipo?
Passo buona parte del tempo a cercare storie, fare sopralluoghi e costruire contatti, un lavoro spesso noioso ma necessario.
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
È sempre difficile indicare una propria foto preferita, spero sia sempre la successiva.
Foto carriera
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
Nella mia borsa ci sono una Nikon D800 e una Nikon F4, un Sigma 24mm 1.4, un Nikon 50mm 1.4D, un Nikon 70-200 2.8, un Nikon AIs 28mm 2.8 e un Nikon 50mm 1.4 AIs.
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
Il prossimo acquisto sarà sicuro un 35mm 1.4.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
LensCulture, la rubrica fotografica del NYT e la sezione Photography del Time.
Grazie Michele!