“Piacere, io sono Mitia”.
Nato a Viareggio, ridente cittadina sul mare in provincia di Lucca, circa 39 anni fa all’anagrafe sono registrato come Mitia Dedoni ma da anni causa la “singolarità” del nome scelto dai miei genitori preferisco presentarmi semplicemente come “Mitia”…cerco di farlo diventare il mio marchio di fabbrica.
Appassionato di tecnologia in genere e di computer, oltre a tutto quello che può gravitarvi attorno, ho scelto la strada dell’informatica ma dentro di me un piccolo demone stava cominciando a prendere il sopravvento ed è facile capire di cosa stia parlando.
La mia base operativa è a Pietrasanta, la “Piccola Atene”, dove alterno l’attività di fotografo fine art e commerciale, all’interno di un Lab, a quella di programmatore web per un’agenzia di comunicazione.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
Vado a memoria perché è passato del tempo ma stando alle fotografie che sono andato a ripescare per questa intervista pare abbia iniziato a fare i mie primi scatti con una Kodak Kodar 23mm e a vedere le foto dove son ritratto con la suddetta pare che mi divertissi proprio…era destino. Un destino che ha avuto un momento di lungo letargo per poi risvegliarsi all’improvviso e l’avvento del digitale è stato come bere un caffè doppio. Mi ha svegliato del tutto.
Sul perché abbia iniziato a fotografare è difficile dare una risposta ma credo che alla base ci sia il gran piacere di osservare il mondo da un punto di vista privilegiato, singolare per ognuno di noi e pertanto prezioso. Quando osservi quello che ti circonda attraverso un mirino non ti stai isolando come tanti potrebbero pensare ma in realtà stai entrando in una dimensione più intima mettendo in contatto due mondi… interno ed esterno.
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Non amo mettere etichette o catalogare per genere specie in ambito fotografico dove preferisco distinguere immagini buone, capaci di parlare e svelarsi, da immagini meno buone. Un grande amore, per rispondere alla tua domanda, è verso quella fotografia che riesce ad essere visione sincera ed inequivocabile dell’autore, che non si nasconde dietro mode o tendenze e che evita quei meccanismi beceri che il mondo della comunicazione cerca di imporre. Come autore, se un giorno potrò definirmi tale, spazio tantissimo tra le varie declinazioni della fotografia ed in ognuna cerco di mettere sempre una parte del mio pensiero. Andando contro me stesso, per rispondere veramente alla tua domanda, direi che mi muovo tra la street photography e reportage, il ritratto, il paesaggio e talvolta il concettuale…un bel calderone. 🙂
La tua giornata tipo?
Questa è una domanda difficile a cui non sono preparato… non ho uno schema standard. Generalmente mi alzo alle prime luci del sole e specie d’estate sono l’incubo della mia compagna che invece preferisce orari più umani. Ho la fortuna/sfortuna di poter pianificare il mio tempo e la mia giornata varia molto in funzione del lavoro fotografico (personale o su commissione) e/o web che devo svolgere. Non mancano riunioni con gli amici colleghi del Lab dove oltre a diversi caffè si delineano i progetti futuri.
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
Croazia 2011. Ero a Senj, una cittadina sul mare che da anni organizza un festival di musica samba con band da tutta Europa. Ero al seguito di amici percussionisti italiani per raccontare i loro giorni in terra croata seguendoli ovunque, sia durante gli spettacoli che nei momenti si svago. È stato proprio in uno di quei momenti di allegria che la fortuna, perché serve anche quella, mi ha regalato un momento perfetto: i ragazzi avevano intrapreso una gara di tuffi goliardica ma tra grandi risate e panciate in acqua uno tra loro mi ispirato per iniziare a studiarlo e capire se si poteva tirar fuori uno scatto valido. Penso me ne abbia regalato un paio e uno in particolare dove posa, inquadratura, spazi e piani di ripresa danno vita ad una combinazione veramente singolare.
Osservare quei tuffi scomposti e sgraziati mi ha insegnato che spesso una buona foto può nascere in ogni tipo di contesto… basta saper aspettare e percepire quel che potrà accadere.
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
In realtà ho un borsello e troppe borse di varie misure e capacità. Nel borsello, per le uscite street, ho sempre con me la mia Ricoh GR IV, un esposimetro Sekonic L‐308s, una Moleskine e una Parker in alluminio. A tracolla la mia fida Leica R3 con un 28mm f2 Elmarit che negli ultimi tempi carico con un Kodak Portra 160.
Nelle troppe borse (generalmente uso una Tamrac Expedtion 7) di base non manca mai, quasi tutto il contenuto della variante borsello, una cinghia Blackrapid RS Sport, la D800e con un 50mm Leica Summicron modificato per Nikon, un Sigma 35mm f1.4 della serie Art, l’85mm f1.4 AFD Nikon e quando serve un Sigma 70‐200mm f2.8 apocromatico, un flash Nikon SB‐800, sincro‐flash Pixel King ed un faretto led Yongnuo che può sempre far comodo. Un filtro ND 3 stop B+W ed un 6 stop B+W, un filtro polarizzatore Hoya HD. Non metto in elenco tutto altrimenti la lista delle chincagliere sarebbe lunga 🙂
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
Non l’ho detto ma sono anche un accumulatore seriale, specie di materiale fotografico, pertanto difficilmente mi sbarazzo di qualcosa e tendenzialmente accumulo sempre qualcosa di nuovo. Nel mirino attualmente ho messo un 135mm f2, Nikon o Zeiss vedremo, un Sigma 50mm f1.4 serie Art e una Leica M Typ 240 con un 35mm Summicron f2 ed un 90mm Apo‐Summicron f2.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
Parte del mio studio personale si svolge sulla rete, sempre alla ricerca di nuovi portali e di autori da assorbire. Uso il termine “assorbire” perchè rende meglio l’idea di qualcosa che fai profondamente tua. Per citare quale portale potrei dirti PDNOnline, A Photo Editor, The Eye of Photography, Bernstein & Andriulli ‐ Photographers, Saatchi Art… ma sono molto di più 🙂
Grazie Mitia!
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