Ciao, mi chiamo Nicola Albertin, ho 41 anni, vivo a Casale Monferrato (AL) e lavoro nell’azienda di famiglia.
Per 6 anni sono stato il photo editor del magazine online FNG (FRESHNGOOD) curando inoltre le due mostre riguardanti la rubrica FNG PHOTO ISSUE e da 12 anni circa mi occupo di editoria fotografica indipendente con la mia micro casa editrice Aalphabet, con cui pubblico lavori di fotografi italiani contemporanei – o autopubblico i miei lavori – con una naturale e insindacabile predilizione per la pellicola, ma ci sono state le dovute eccezioni.
Da poco meno di un anno sono stato coinvolto nel progetto DIY NIGHT creato dai fotografi Davide Bernardi e Gabriele Lopez, una serie di mostre fotografiche in cui esponiamo i nostri lavori sotto forma di fanzine e di stampe realizzate con fotocopiatrice. Stiamo lavorando alla quinta edizione prevista per fine gennaio 2019. Con il tempo si sono aggiunti altri fotografi, Vittore Buzzi, Corrado Dalcò, Ale Formenti, Matteo Deiana. Siamo un bel gruppo e molto eterogeneo.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
Penso di avere iniziato 2 o 3 volte. La prima tra i 6 e gli 8 anni grazie ad una Polaroid 600 regalatami da mia madre, la seconda intorno ai 18/20 anni per documentare la mia produzione di graffiti, la terza – ma penso sia la continuazione della seconda – dopo aver smesso con i graffiti (in realtà non si smette mai).
Perché? Probabilmente per noia, una molla che spinge a fare cose belle e interessanti.
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Uno dei miei fotografi preferiti in assoluto è William Eggleston, lui ha fotografato e fotografa di tutto. Per me è una continua fonte di ispirazione. Mi trovo a mio agio in strada, più un diario delle cose che mi stanno attorno e mai persone disagiate senza il loro consenso (una cosa che detesto), ma anche con i ritratti in studio (che poi è casa mia) e preferisco non avere paletti o fette di salame agli occhi così come detesto chiudermi in un recinto etichettato con un genere specifico.
La tua giornata tipo?
Abbastanza noiosa, sempre uguale e rassicurante, io adoro la banalità, la provincia. Fino a qualche mese fa uscivo sempre con una piccola compatta a pellicola, poi ho iniziato a portarla dietro solo la sera o nei fine settimana. Ho capito che mi piace scattare meno, il giusto.
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
Non ci tengo di più ed è anche una cosa assurda a tratti, è una fotografia scattata nel 2000 in Autogrill, tornando da Imperia: un mio amico aprendo la porta del bagno aveva notato questo disastro – l’autore probabilmente aveva cercato di rimediare, probabilmente no – ed era corso da me ridendo e chiedendomi di scattare una foto. All’epoca fotografavo solo graffiti e raramente sprecavo una posa dei miei preziosi Ferrania Solaris, in questo caso ho fatto un’eccezione.
L’ho ritrovata per caso e oltre alla scansione ho fatto stampare due ingrandimenti 50×70. La cosa che più mi piace di questa foto è la composizione, praticamente identica a quella attuale, l’uso del flash, della negativa colore e di una compattina automatica.
Sono passati 18 anni, tante fotografie anche diverse, ma tutto è tornato. Infatti ho iniziato una serie sui cessi pubblici ancora in corso.
Le altre foto invece sono tratte dalla mia nuova fanzine Lampo (Volume 2), che potete trovare qua: http://aalphabet.tictail.com/
È una piccola tiratura di 20 copie con 34 fotografie scattate con il flash.
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
Sono uno di quelli che preferisce la pellicola al digitale, quando dico che per me è migliore non sto parlando di qualità assoluta (che non esiste) ma di tanti fattori che conosce bene chi scatta o ha scattato a pellicola. Chi non l’ha mai usata farebbe bene a informarsi o tacere. Nella mia borsa non ci sono digitali di nessun genere. Mi piacciono molto le compatte automatiche a pellicola, non faccio distinzioni fra marche e modelli, l’importante è che abbiano una resa caratteristica e un flash potente.
Un mio amico e artista, Giorgio Bartocci, dice che le uso perché mi ricordano le compattine automatiche caricate con la negativa economica da 400 ISO – flash sempre sparato – che si usavano negli anni ’90 per fotografare i graffiti, non poteva dare definizione migliore.
Quindi una sola fotocamera, batteria di riserva e pellicole negative Fujifilm (finché Fujifilm continua a produrle) o Ilford per il bianco e nero. Uso anche due reflex Nikon e Canon e in passato ho usato tantissimo il formato 6×6 con una Mamiya. Non possono mancare le fotocamere Polaroid serie 600 e Spectra con cui scatto regolarmente.
Dopo anni di grandangoli anche estremi ho capito che le focali 35 (o 38 per le compatte) e 50 sono le mie preferite.
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
Vorrei riaggiungere una Ricoh GR1 – ancora non so perché l’ho venduta per così poco – ma le quotazioni di queste macchine e delle loro concorrenti sono arrivate a livelli imbarazzanti grazie a hipster, modaioli e influencer. Dopo aver cercato per mesi una Contax serie TVS ad un prezzo decente, con 25 Euro ho preso una Canon Eos 5, molto più ingombrante e sicuramente meno alla moda, ma nettamente superiore come prestazioni.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
Instagram, basta sapere chi e cosa seguire.
Grazie Nicola!
Link:
Aalphabet.
Instagram