Ciao, mi chiamo Pietro Masturzo, ho 37 anni ancora per qualche giorno e al momento vivo a Milano.
Sono nato a Napoli ma fino ai 18 anni ho vissuto in un piccolo (e bellissimo) paese di provincia che si chiama Piano di Sorrento.
Dal 2007 la fotografia è il mio unico impiego e grazie ad essa viaggio spesso per lavoro, finora soprattutto in Europa, Medio Oriente, Asia e Africa. Collaboro con giornali e riviste, associazioni culturali, fondazioni, istituzioni e spesso espongo i miei lavori in mostre personali o collettive nell’ambito di festival di fotografia, gallerie, musei e spazi pubblici.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
Ho iniziato a fotografare da quando ho ricevuto in regalo la mia prima macchina fotografica, verso i 12 anni credo. Mi piaceva registrare quello che facevo e quello che vedevo. L’idea di far diventare la fotografia la mia professione invece è arrivata durante gli anni dell’università, quando ho capito che l’alternativa sarebbe stata andare a lavorare.
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Mi occupo principalmente di fotogiornalismo e mi piace dedicarmi a progetti di fotografia documentaria di più lungo termine.
La tua giornata tipo?
Mi sveglio e faccio una super colazione mentre leggo un po’ di notizie…questa è la parte veramente tipica e imprescindibile. Per il resto prendo ciò che mi è offerto. Dipende soprattutto da dove sono: Se sono in viaggio, mi sveglio presto e passo buona parte della giornata fuori casa. Incontro e fotografo persone e luoghi, faccio domande, prendo appunti, mi fermo quando è possibile per un caffè, alla sera scarico il materiale e vedo cosa ho di buono. Se invece sono a casa, passo molto più tempo al computer. Faccio ricerche, edito, organizzo i prossimi lavori, rispondo alle email, faccio proposte, aspetto risposte. Spesso ho appuntamenti di lavoro, spesso inseguo gente per farmi pagare le fatture. Alle 17,30 vado a prendere Nina all’asilo, facciamo una passeggiata, giochiamo, compriamo qualcosa per la cena e torniamo a casa a cucinare. Aspettiamo la mamma che torni dal lavoro e viviamo insieme felici e contenti.
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
La fotografia più importante della mi carriera è sicuramente quella che ho scattato il 24 giugno del 2009 su un tetto di Tehran durante le proteste contro il regime, in seguito alle elezioni presidenziali i cui risultati vennero fortemente contestati. Quella foto fu premiata come “Picture of the Year” dalla fondazione World Press Photo nel 2010 e questo riconoscimento mi ha senza dubbio aiutato tantissimo. Non so se è la foto cui tengo di più, ma la rispetto e ne sono molto orgoglioso. Poi ci sono molte altre foto a cui tengo e non necessariamente le ho scattate io.
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
La foto che vedete è dello zaino dell’ultimo viaggio da cui sono appena tornato. Ho portato: una Canon Eos 5d mark IV e una mark II, con obiettivi 35mm e 70-200mm; un foro stenopeico panoramico con rulli 120 (bn e colori); un cavalletto; diverse schede di memoria; tre hard-disk esterni; un flash Canon Speedlite 430EX + cavo; diverse batterie e caricabatterie; un pc portatile; taccuini per appunti; un libro da leggere; una torcia da testa; una marea di cavi, cavetti, adattatori e oggettini vari che potrebbero essere sempre utili e che alla fine non uso mai. Il contenuto naturalmente varia a seconda del lavoro e del luogo per cui parto.
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
Credo di non dar via nulla. Invece aggiungerò una mirrorless. Ne ho usate diverse e credo sia molto comodo averne sempre una con sé, ma al momento manca.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
Non ne ho uno in particolare. Ultimante però spippolo parecchio su Instagram, vale?
Grazie Pietro!
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