Mi chiamo Riccardo Cavallari e sono nato nel 1964 nel cuore del Dixie, il profondo sul degli Stati Uniti d’America, poi la famiglia si è trasferita in Italia e lì sono cresciuto…
Ho 52 anni e mi sostengo con la fotografia da quasi 30 anni… una vera ‘Prova della Vita’.
Il settore della fotografia con cui pago le bollette è sempre stato quello della fotografia commerciale. Ho iniziato facendo still life di prodotti, poi sono passato alla moda e ai ritratti… ho fatto anche dei lavori su commissione di reportage, ma il mio portfolio sopratutto pullula di umani ben vestiti…
Mi occupo molto anche della mia produzione personale, ovvero le “fotografie vere”.. tutto quando nasce dal cuore o dallo stomaco e non ha nessun motivo di esistere se non la vocazione all’arte…. Dedico molto tempo alla mia fotografia “d’autore”, partecipo a lectures, mostre fotografiche e saltuariamente insegno fotografia.
Oggi lavoro a casa… se ho bisogno di uno studio lo noleggio, ma preferisco sempre scattare in esterno… vivo in campagna e sono assuefatto alla natura….
Ho iniziato da adolescente e non ho mai smesso…. mi sono occupato anche molto di tecniche alternative, ho lavorato quasi esclusivamente con le Polaroid, di tutti i formati anche la mitica 50×60.
Ho insegnato le stampe al bromolio al Pratt institute e oggi mi intriga molto il collodio che uso non di rado anche per lavori commerciali.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
Ho iniziato a 11-12 anni, ero interessato all’astronomia ho iniziato a fotografare gli astri.
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Sicuramente il ritratto è la mia vocazione…
La tua giornata tipo?
Non esiste una giornata tipo… dipende molto dal momento… viaggio spesso e non ho una routine…
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
Non esiste una fotografia importante, piuttosto una serie di immagini che mi sono care… sicuramente tra i ritratti che mi hanno dato più’ soddisfazione posso elencare Ryuichi Sakamoto, Anish Kapoor, Roberto Cavalli, Ennio Morricone, Nadeem Aslam, Hisham Matar…. e tutti quei ritratti dove il soggetto si è “messo a disposizione” della fotografia, ha partecipato attivamente e in qualche maniera traspare la sua partecipazione…
La mia serie sul movimento e il nudo, su cui sto lavorando in questi mesi mi è assai importante, credo si tratti di una nuova fase del mio lavoro, più consapevole e maturo…
Tutta la serie nello “studio più piccolo del mondo”, uno studio che ho avuto per vari anni e che rimpiango di aver lasciato!
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
Dipende molto da cosa andrò a fotografare… se si tratta di un lavoro commerciale spesso una Hasselblad serie H5 oppure le Canon se ho bisogno di maggior dinamicità…
Odio i flash e cerco sempre di usare luce naturale… se devo mi porto una serie di Profoto che uso con molta parsimonia. Oggi sto partendo per un viaggio in Asia e questa è la mia borsa… molto leggera, ridotta al minimo che devo camminare…
Contiene una 5D digitale con un solo obiettivo il 50mm 1.2 che uso praticamente sempre… una Hasselblad 500c con lo standard 80mm (una macchina storica che preferisco portare in questo viaggio anziché la mia usuale 503 Cw) e una macchinetta 6×6 tedesca che ho trovato nel mio armadio di cui non ne conoscevo l’esistenza… mi porto solo obiettivi standard perché non amo né i grandangoli né i tele…
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
Vorrei dare via le macchine digitali che trovo tristi e senz’anima…
Vorrei aggiungere la Deardorff 20×25, la regina delle macchine ma molto impegnativa nel trasporto… mi piacerebbe una Leica MP.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
Mi piacciono le immagini pubblicate sul Guardian, sull’Internazionale, guardo spesso i siti delle gallerie d’arte che rappresentano fotografi… Michael Hoppen, Autograph Apb, ICP, Fraenkel gallery, etc. etc.
Grazie Riccardo!
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