Sono Samanta Tamborini, 38 anni, nata e cresciuta a Varese.
Sono una fotografa, una viaggiatrice, una sognatrice.
Fotografo storie d’amore e ricordi felici. Che tradotto significa che sono una fotografa di matrimonio e ho un family studio, A Varese, dove ritraggo neonati, famiglie e bambini. Oltre ad occuparmi dell’insegnamento della fotografia in scuole elementari, medie e superiori e all’IIF di Milano.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
Professione fotografa. Ma non da sempre. Il mio percorso di studi si è svolto all’Università di medicina e chirurgia dove stavo preparando la tesi in oncologia. Quando, qualche anno fa, la mia vita personale è entrata in crisi e ho messo in discussione tutte le mie certezze personali e lavorative. Nel frattempo mi ero avvicinata alla fotografia affascinata dalla potenza e dall’immediatezza di questo linguaggio. La parte tecnica l’ho studiata e perfezionata per avere a disposizione un “lessico” più ampio con cui esprimermi. Ho sempre percepito la macchina fotografica come lo strumento con cui raccontare senza preoccuparmi troppo delle rincorse a megapixel o a processori d’avanguardia.
Ho iniziato a pensare che potesse essere un lavoro quando degli amici hanno aperto una discoteca e mi hanno chiesto di fotografare le serate. È iniziata come un gioco e mi sono accorta che ero brava e che mi divertivo.
Ho lasciato tutto. Ho frequentato l’istituto italiano di fotografia, dove ora insegno fotografia di matrimonio e post produzione, ho abbassato la testa e incrociato le dita.
Ed è andata bene. O meglio dovrei dire che sta andando bene, perché la testa è ancora bassa e le dita più incrociate che all’inizio.
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Se devo definirmi come fotografa attraverso i generi di cui mi occupo credo che dovrei dire che sono una matrimonialista e una ritrattista di famiglia. Ma non amo definizioni e restrizioni. Mi piace raccontare belle esperienze, che siano viaggi o storie d’amore o eventi. Mi piace cercare il bello delle cose e fotografarlo. Viaggio spesso, per lavoro e per passione e mi piacerebbe poter dire presto che per professione mi occupo anche di fotografia di viaggio.
La tua giornata tipo?
Per fortuna le mie giornate sono tutte diverse.Non ho giorni feriali/festivi e orari prestabiliti. Posso iniziare a lavorare molto presto e finire molto tardi quando si tratta di matrimoni, essere impegnata per interi weekend quando si tratta di workshop, lavorare la sera dopo cena per i corsi di fotografia serali. Quando scatto servizi a bambini o a coppie in dolce attesa i miei orari variano con le stagioni, per cercare scatti all’aperto con la luce migliore. Se invece fotografo piccoli neonati li aspetto nel mio studio di prima mattina, quando sono più tranquilli. Questa è solo la parte del mio lavoro dedicata a scattare. Il resto della giornata invece si divide tra editing e post produzione dei miei servizi, archiviazione, gestione della comunicazione e del marketing (sito e social networks).
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
Questa per me è una domanda difficile. Mi sento in continuo cambiamento, e vorrei continuare a sentirmi così. Quindi anche la mia percezione sul mio lavoro cambia spesso.
Potrei indicare la fotografia che è stata scelta dal Bodaf per rappresentarmi tra i nuovi talenti che hanno selezionato perchè rappresenta bene la strada che voglio intraprendere come fotografa di matrimonio. Ma le foto a cui sono più affezionata sono quelle che riescono a raccontare mia figlia Martina. Quindi penso he questa sia una delle mie foto “preferite”. È tecnicamente “viva”, e cioè imperfetta. Ed è questo che la rende così reale. In questa foto vedo la bellezza, la forza, l’energia e l’anima in divenire di Martina.
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
Oltre a due Canon full frame (5d Mark III e 6d), scelta legata alla resa degli incarnati, c’è una Fuji X-T10 che viene issata su un Selfie stick di 2-6 m per foto dall’alto (o all’occorrenza per Selfie stilosi) e controllata in remoto dall’iPhone. Un flash che uso off camera se necessario durante i wedding party con gelatine colorate. Prismi, cd, calze di nylon, frattali… ma anche pezzi di metallo o bicchieri di plastica senza fondo che uso per divertirmi con la luce. Bolle di sapone e palloncini per giocare coi bambini che fotografo…
Proprio per il percorso che ho fatto, per la sfrontatezza e la consapevolezza delle mie scelte, ho bisogno di divertirmi quando lavoro. Annoiarmi non è contemplato perché se mai dovesse succedere cambierei ancora mestiere e io non voglio. Fare la fotografa mi piace troppo perché possa permettermi di annoiarmi! Ecco il perché di certi “oggetti” nella mia borsa fotografica.
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
Sono spesso tentata di dar via il 70-200 per il suo peso, ma la morbidezza del suo sfocato non l’ho ancora trovata in nessuna ottica fissa. A breve entrerà nella mia borsa il 35 mm 1.4 serie II di Canon. Perché mi sono resa conto che è la lunghezza focale che suo di più quando lavoro furi dallo studio.
E per i motivi detti sopra vorrei un kit portrait di lenti Lensbaby per “giocarci” un po’. Anche un Macro Canon 100mm è nella lista dei desideri per i dettagli nella fotografia di matrimonio e per i close up nella fotografia newborn.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
Visito spesso il sito di Magnum, Grandi-fotografi.com, Rangefinder e più in generale blog legati alla fotografia di cui mi occupo come Junebug, Rock my wed, The Lane, Boho Weddings, Lemonade & Lenses…
Grazie Samanta!
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