Mi chiamo Stefano Corso, sono nato a Roma 47 anni fa, lavoro e insegno come fotografo tra Roma e Berlino, mia seconda città di adozione.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
Ho iniziato intorno ai 12 anni con una vecchia reflex Pentax di famiglia in pellicola e da allora ho sempre avuto una macchina fotografica con me durante i miei numerosi viaggi. Il vero cambio di passo avviene però nel 2005 a New York, a seguito a seguito dell’incontro in un bar con Peter Turnley. Un incontro fortuito e illuminante. Tempo dopo ho scoperto che era stato anche assistente di Robert Doisneau. Da quel momento iniziai a sviluppare uno stile mio proprio e in seguito, dopo alcuni anni di confronto e contaminazione con altri fotografi fantastici, la fotografia è diventata il mio unico lavoro
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Il mio genere preferito è la fotografia di strada, mi è sempre piaciuto reinterpretare la vita che ti scorre accanto immaginando la realtà come un set cinematografico che osservi e dal quale cogliere elementi per raccontare storie più o meno surreali, ironiche o emozionali. Ovviamente poi, per lavoro e per vivere, spazio dall’editoriale, commerciale e fotografia di interni, ma sempre con quella curiosità che solo una passione forte ti può dare.
La tua giornata tipo?
Non ho propriamente una giornata tipo, quando non ho lavori fotografici programmati e sono a Roma sperimento, studio e lavoro con pellicole e altri supporti fotosensibili in ripresa e in camera oscura. Quando sono a Berlino seguo progetti personali, da ultimo We Will Forget Soon, portato a termine dopo 3 anni di lavoro con il collega Dario-Jacopo Laganà e che ha prodotto un libro e una mostra itinerante per tutta quella che era la vecchia Germania dell’Est.
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
È noto come ogni fotografo consideri la prossima come la fotografia più importante della propria carriera e fotografa costantemente alla ricerca di questa. Al momento forse la fotografia che mi ha dato più soddisfazioni è Red Rain, che ha venduto più di 50.000 copie in tutto il mondo come poster artistico.
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
Fotograficamente mi muovo con lo stretto necessario a seconda del lavoro che devo fare. Mi piace essere sempre leggero e prevedere in tempo le necessità. Per lavoro, la base è una Canon 5D Mark III con uno o due obiettivi individuati per l’attività, lo stesso dicasi per flash e altri accessori. Per le foto “mie” ultimamente sono in continua sfida con me stesso nello scattare in pellicola con macchine antiche, senza esposimetro, valutando la luce con vecchie tecniche fotografiche e il fuoco in iperfocale, quella che amo di più è al momento una Hasselblad SWC del 1970. La trovo un’ottima palestra e sfida per continuare a crescere e trovare nuovi stimoli. Trovo che il digitale tenda ad impigrire più del necessario.
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
Sono in fondo un sentimentale e conservo sempre gli oggetti fotografici che mi hanno accompagnato in questi anni, raramente ho venduto qualcosa. Se parliamo di aggiungere, probabilmente aumentare la mia collezione di macchine d’epoca funzionanti con cui scattare e fare fotografia di strada.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
Al momento ho poco tempo per esplorare siti di fotografia, solitamente uso una rassegna di notizie ed autori tramite una applicazione Ipad (Zite). Per lungo tempo nel passato ho usato molto Flickr come terreno di confronto crescita e discussione.
Grazie Stefano!
Link:
Sito web
Facebook
Behance
We Will Forget Soon
Flickr