Ciao, sono Stefano Gilera, ho 54 anni e la metà di questi anni, li ho spesi con entusiasmo per dare sostanza ad un sogno. Adesso lavoro come fotografo di Advertising, con un piede anche negli editoriali di moda. Di base sono a Milano, ma ho avuto la fortuna di muovermi per lavoro e di passare un felice periodo a New York.
Sono rappresentato da DVMilano.
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
I primi scatti li ho fatti di controvoglia, per compiacere la vanità giovanile di una fidanzatina… è stato un colpo di fulmine, una passione senza titubanze. Mi sono rapidamente procurato un piccolo ingranditore e sequestrato uno sgabuzzino nella casa dei miei genitori e da lì, ho speso giorni e notti a scattare, sviluppare e stampare…
La fidanzatina, poveretta, subiva interminabili sessioni fotografiche; poi il passo verso la professione, le agenzie di modelle, i test, i primi appuntamenti con le redazioni, la conquista di un agente. Una realtà così diversa e una coscienza che cresceva giorno dopo giorno.
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Mi piaceva fotografare qualsiasi cosa, una modella, ma anche un oggetto buttato per strada da un’auto in corsa. Un paesaggio e, questo tanto, le persone comuni. Improvvisavo un set con un fondo bianco, che mi portavo spesso con me in auto, e scattavo ritratti con un banco 10×12 utilizzando la mitica Polaroid 55. Un periodo bellissimo.
Poi ho fatto un lavoro con un art molto bravo, uno dei migliori di sempre, per un’agenzia di Adv che era leader in Italia e così sono stato riconosciuto da tutti come fotografo di advertising. Una cosa che mi è stata utile, ma che mi va un po’ stretta.
La tua giornata tipo?
La mia giornata tipo è quella di molti liberi professionisti. Ci vuole molto equilibrio nei periodi di inattività e molta sicurezza in se stessi e determinazione nella preparazione ad un lavoro. In questa piacevole circostanza, sono occupato in una miriade di situazioni che richiedono risposte rapide e precise; casting, produzione, strategie e varie amenità (studi, location, luci attrezzatura etc…)
Nei periodi di minor pressione, invece, mi dedico alle attività collaterali, come la post produzione delle foto che mi interessano, o alla ricerca di stimoli e idee. Guardo con enorme piacere e fortissima ammirazione il lavoro di altri fotografi.
Si dice sempre che sia stato fotografato già tutto e in tutti i modi… a me non sembra.
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
Non ho un’immagine a cui sono più legato, ho sempre la speranza che la foto migliore la devo e la posso ancora scattare. Se non fosse così, forse smetterei… Certo, ci sono delle situazioni a cui penso con maggior piacere e proprio il mio primo lavoro di advertising rimane tra i ricordi migliori.
Forse perché l’art mi ha detto di fare quello che volevo… una situazione che non si ripeterà tanto facilmente e con così pienezza di significato.
Grazie Roberto!!
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
Nella mia borsa, prima del digitale, c’era di tutto. Due corpi Mamya RZ, cinque Pentax 6×7, due Canon Eos, tutto corredato di ottiche, magazzini e dorsi Polaroid. Esposimetro e cavalletto completavano il bagaglio.
Oggi… molto spesso esco con solo l’esposimetro.
Tutto il resto, macchine, ottiche, computer, lo noleggio in base alla tipologia di lavoro che devo affrontare. Così posso passare da una Canon alla Leica S o ad una collaudatissima Hasselblad senza dover vender casa ogni volta. Il supporto tecnico, poi, della persona che cura l’acquisizione digitale è fondamentale.
A volte, mi capita ancora di portarmi una mia attrezzatura. In questo caso utilizzo un corredo Canon con un paio di 5D Mark II e delle ottiche zoom e fisse che coprono il range tra i 17mm e i 100mm. Ho anche un 200mm, ma lo considero un errore di gioventù…
Sono curioso della nuova Canon 5DSr, produce un file di dimensioni che, fino a poco tempo fa, erano raggiungibili solo dai dorsi. Il vantaggio risiede nel fatto di poter scorporare i singoli elementi fotografati in post con maggiore facilità. Non da poco, considerando che l’unicità di luogo e di tempo, soprattutto nelle fotografia pubblicitaria, è diventata una vera rarità. O forse queste sono solo giustificazioni che mi do per appagare la voglia matta di un bambino che vuole un giocattolo nuovo…
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
Non tendo a liberarmi di qualcosa che ho, di un singolo pezzo. Piuttosto potrei cambiare tutto il corredo per provare qualcosa di nuovo.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
Come dicevo, visito diversi siti di fotografi.
Infine, mi accorgo di essere maggiormente in sintonia con la capacità espressiva nord europea.
Direi Nadav Kander come grandissimo esponente.
Grazie Stefano!
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