Sono Stefano Lista, mi trovo “nel mezzo del cammin di nostra vita” e nei miei primi 37 anni non ho fatto il fotografo. Ho studiato Economia e Commercio ma ho avuto ben chiaro fin dal terzo esame che non avrei voluto fare il Commercialista. E così ho svolto diversi lavori, più o meno attinenti ai miei studi fino a quando non ho deciso di mollare tutto e concentrarmi sulla mia passione: la fotografia.
Vivo e lavoro a Pescara, la mia città natale, dove la maggior parte del mio tempo lavorativo è suddivisa tra la mia scuola di fotografia e il “wedding storytelling”.
Ma appena posso cerco di viaggiare, perchè la mia più grande passione è la Street Photography e il ruolo di fotografo chiuso nel mio studio mi sta un po’ stretto… Il mio ambiente naturale è la strada…
Quando hai iniziato a fotografare e perchè?
La storia che “ho ereditato la passione da mio padre bla bla bla” è un po’ vecchia e sentita… poco originale, vero?
Quindi: avevo 10 anni e mi hanno rapito gli alieni. Mi hanno innestato un chip sottopelle connesso al cervello con il quale mi comandavano di osservare maniacalmente ciò che mi circondava e di cercare assonanze e dissonanze. Cominciai a fotografare le “macchinine” Burago immergendole in ambienti naturali modellati “ad hoc” nel giardino di casa dei miei amichetti. I miei genitori erano molto preoccupati. Poi, un giorno, il pediatra si è accorto del chip ed è stato rimosso da una equipe medica internazionale guidata da Chuck Norris. Ma era troppo tardi… l’imprinting è rimasto… Ogni tanto gli alieni tornano a trovarmi, ma non posso svelarvi la loro identità 🙂
Il tuo / i tuoi generi fotografici?
Adoro la street photography e il paesaggio. Sono due estremi. La street è reazione immediata ad uno stimolo visivo, prontezza di riflessi, capacità di anticipare ciò che sta per accadere. Il paesaggio è meditazione, lentezza, pazienza, attesa della luce migliore.
In entrambi i casi accetti di non essere tu il regista. Accetti il rischio di tornare a casa con poche e brutte foto perchè non c’erano le persone giuste o la luce giusta.
Accetti il fatto che oltre alla “previdenza” (la progettazione e la scelta della città migliore, della storia migliore, della luce migliore o della montagna migliore) c’è anche una “provvidenza” alla quale sei sottomesso. Tutto ciò per me ha un fascino indescrivibile. Non riesco invece ad emozionarmi per (quasi) tutta la fotografia “staged”: preparare un set in studio, puntare le luci su una modella o su un prodotto, sono operazioni che trovo noiose. Ma c’è una certa fotografia “staged” che invece adoro: è quella delle trovate geniali, lontana dai clichè e vicina alla poesia… Quella piena di senso (o nonsenso), indizi, citazioni, dettagli nascosti…
La tua giornata tipo?
Figli a scuola, poi in studio. Studio vuol dire progettare corsi, curare il gruppo dei miei allievi (sono oltre 800 in quattro anni… e sono il mio patrimonio più grande e importante) e poi editing e postproduzione.
Quando sono in giro per la street invece funziona così: sveglia presto, colazione abbondante e poi in giro tutto il giorno, fino a quando, verso le 21:00, mi accorgo di non aver pranzato, non aver fatto pipì e che i talloni sono allo stremo. Dopo cena a letto presto con la mappa in mano per decidere la zona da visitare il giorno dopo…
Puoi raccontarci la fotografia più importante della tua carriera o quella a cui tieni di più?
Non è certamente la mia foto più importante ma è una di quelle che mi ha insegnato di più ad osservare con attenzione e a superare un’idea iniziale che potrebbe non essere la migliore.
È il 2007, Barcellona centro, ora di punta. Da una terrazza intravedo due persone che a modo loro tentano di sbarcare il lunario. Penso che di lì a poco passerà qualcuno, accadrà qualcosa, e mi preparo a scattare. Nella mia testa c’è la solita foto di un passante che lascia cadere la moneta nel fodero della chitarra o passa la banconota al venditore ambulante. Aspetto che accada qualcosa, che passi qualcuno… 5 secondi… 10 secondi… 15 secondi. Non passa nessuno. In un istante realizzo che la testimonianza che posso rendere a quella scena l’avevo osservata nei secondi precedenti: due venditori e nessun acquirente. Eccesso di offerta rispetto alla domanda, una sorta di presagio della bolla di Lehman Brothers che sarebbe esplosa l’anno seguente e di tutta la conseguente crisi globale. Era quella la foto giusta: non “azione” ma “desolazione”. Faccio click. Un secondo dopo un passante entra nella scena rapidamente… Mia moglie mi strattona: “andiamo!”. Ho fatto appena in tempo… 🙂 Questa foto mi ha insegnato a ragionare mentre inquadro, a non dare mai nulla per scontato…
Cosa c’è dentro la tua borsa fotografica?
Sto completando un passaggio da reflex Canon full frame a mirrorless Fujifilm. Quindi è un bel casino 🙂 Provo ad elencare l’attrezzatura che sto utilizzando adesso:
● 2 Fujifilm X-T1
● Fujifilm XF 23mm f/1.4 R
● Fujifilm XF 56mm f/1.2 R
● Fujifilm XF 14mm f/2.8 R
● Fujifilm XF 18-55 f/2.84 R LM OIS
● Fujifilm XF 55-200 f/3.54.8 R LM OIS
● Manfrotto BeFree
● Filtri GND Cokin e Hitech ND Prostop (per il paesaggio)
● Borsa Think Tank Retrospective 5 (1 fotocamera) oppure Lowepro Inverse 200 AW (2 fotocamere)
● Tracolle Blackrapid RStrap Double e Wrist Strap
Ad ogni modo sono un “minimalista”: normalmente porto dietro una fotocamera con un paio di obiettivi: utilizzo prevalentemente il 23mm e con Fujifilm ho riscoperto il piacere di uno zoom generalista come il
18-55 (che non ha nulla a che vedere con i “plasticotti” Canon o Nikon). Anche se è difficile rinunciare al 56… 🙂
E poi adoro la fotografia con lo smartphone. Prima avevo un iPhone ma visti i costi proibitivi sono appena passato ad un Samsung. Per condividere le foto fatte con il telefonino utilizzo normalmente il mio account Instagram.
Cosa pensi di aggiungere a breve nella borsa e cosa invece pensi di dare via?
Sto per acquistare un flash. Per un sistema mirrorless giovane non è semplice scegliere e le attuali alternative Fujifilm non sono assolutamente competitive con i sistemi flash Canon o Nikon. Penso che prenderò un Nissin i40, flash piccolo, leggero, semplice e abbastanza potente. Sul fronte ottiche quando uscirà sarò molto tentato dal Fujifilm XF 16mm f/1.4 R… E mi manca l’ultragrandangolare con 120 gradi di angolo di campo che usavo con Canon.
Non penso di dare via nulla. Sto usando tutto quello che ho.
Il sito di fotografia che visiti più spesso?
Trovo estremamente stimolante Fotocrazia, il blog di Michele Smargiassi. In un mondo virtuale che ti dice “come” fare fotografia trovo molto più importante leggere articoli che mi stimolino a pensare “perchè” fare fotografia e come leggere e interpretare il linguaggio fotografico.
Grazie Stefano!
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